L'imposta di soggiorno, tutto ciò che c'è da sapere

Introduzione

L'imposta di soggiorno, in alcuni casi definita erroneamente tassa di soggiorno, è un tributo locale, applicato a carico di chi soggiorna (o pernotta) in una struttura ricettiva che si trova in un Comune in cui tale imposta è stata istituita.

Questo tipo di imposta non è corrisposto da chi gestisce la struttura ricettiva ma dalle persone che vi soggiornano, e l'intero ammontare incassato dall'Ente comunale, come da normativa, è interamente investito in ambito turistico.

Proprio per le grandissime potenzialità del Bel Paese, quello turistico è un settore di cruciale importanza, ed è per questo che gli investimenti richiesti sono e devono essere molto elevati. Per cui, una volta assodato che il settore turistico necessita di ingenti quantità di capitale investito, per offrire servizi al passo coi tempi e per vincere la concorrenza con gli altri Paesi, sorge l'inevitabile domanda:

Come ottenere questo denaro?

E qui entra in gioco l'imposta di soggiorno, il cui scopo è proprio quello di riscuotere il capitale necessario per gli investimenti atti a incrementare il turismo, creando un flusso che porti denaro alle casse comunali non impattando sulla tassazione dei residenti, ma ottenendo il denaro direttamente dai turisti.

Storia ed evoluzione dell'imposta di soggiorno

In Italia la tassa di soggiorno nacque nel lontano 1910. In un primo momento fu applicata solamente in alcune tipologie di Comuni, in particolare nelle stazioni termali e zone balneari. Successivamente, con il Regio decreto legge del 24 novembre 1938, la tassa diventò un'imposta e venne estesa a tutte le località turistiche d'Italia, rimanendo attiva fino alla fine del 1988.

In quel periodo si cercò infatti di rispondere alla fatica domanda:

L'imposta di soggiorno fa aumentare o diminuire il turismo ricettivo?

La prima cosa che viene in mente a chi si pone tale questione è che la principale ripercussione dell'applicazione dell'imposta di soggiorno sia un lieve ma generalizzato aumento dei prezzi, con la relativa conseguenza di una leggera diminuzione del turismo.
D'altro canto, andando avanti con il ragionamento, è anche vero che tutto il denaro incassato tramite quest'imposta dev'essere interamente utilizzato nel settore del turismo, e come tutti sanno, è di fondamentale importanza investire in maniera consistente ed adeguata per battere la concorrenza con gli altri Paesi.

Per provare invece a rispondere alla domanda precedente nella maniera più concreta e tangibile possibile ci si può basare sull'unico caso pratico italiano a disposizione, cioè l'abolizione dell'imposta di soggiorno del 1988.
L'obiettivo dell'abolizione al finire degli anni 80 del secolo scorso fu proprio quello di ridurre i costi del turista e di conseguenza portare ad un aumento delle presenze turistiche (anche in vista degli imminenti mondiali di calcio in Italia del 1990). Di fatto però l'abolizione di quest'imposta non portò ai risultati sperati: analizzando i dati relativi alle presenze turistiche di quegli anni (vedi tabella sottostante) si può osservare una situazione particolarmente interessante.


Anno   Presenze (in milioni)
1987183.121   
1988188.371   
1989187.301   
Fonte dati ISTAT

I dati in tabella mostrano piuttosto chiaramente come dopo l'abolizione dell'imposta di soggiorno a fine 1988 ci sia stato, a differenza delle aspettative, un calo delle presenze turistiche generali: mentre il biennio 1987/1988 segnava un elevato trend positivo con un incremento di circa 5 milioni di presenze, il passaggio al 1989 porta addirittura un calo di 1 milione di turisti.

I dati pratici sembrano dunque sottolineare che, l'introduzione o l'abolizione dell'imposta di soggiorno, non vada ad intaccare in modo diretto i flussi delle presenze turistiche all'interno del territorio italiano.

La reintroduzione dell'imposta di soggiorno

A seguito del federalismo fiscale comunale, con la legge n. 42/2009, nacquero nuove idee per una maggiore autonomia degli enti locali. La conseguenza in ambito turistico fu la nuova istituzione dell'imposta di soggiorno per mezzo di due norme: la prima è il decreto legge 31 maggio 2010 n. 78, valido solo per la città di Roma, la seconda è il decreto legislativo 14 marzo 2011 n. 23, contenente i principi che avrebbero definito i punti cardine dell'imposta di soggiorno oggi in vigore.

Successivamente, a partire dal 2012, sempre più Comuni italiani hanno deciso di applicare quest'imposta, arrivando nel 2024 ad essere svariate centinaia.

Modalità di applicazione

L'imposta di soggiorno non può essere istituita da tutti i Comuni, ma solo in quelli turistici, le città d'arte e i capoluoghi di provincia.

Esiste inoltre anche un elevato grado di personalizzazione a livello locale dei parametri più importanti dell'imposta. Ad esempio, è l'Ente comunale che decide le tariffe, le esenzioni e le varie scadenze. In questo modo, nei pieni principi del federalismo fiscale, è il Comune che, conoscendo al meglio le particolarità e le esigenze del territorio in questione, decide quali sono i migliori parametri di imposta da applicare.

Le tariffe, le esenzioni e le varie scadenze dell'imposta di soggiorno sono decise dalle varie amministrazioni locali in seduta di consiglio comunale; proprio per questo esiste una forte disomogeneità: si va da più di 5 euro negli hotel di lusso a Roma, ad un minimo di poche decine di centesimi nei bed and breakfast di alcuni piccoli comuni italiani. Le tariffe, quindi, variano a seconda del comune in cui è situata la struttura ricettiva, in base alla tipologia della struttura stessa (nelle strutture che sono considerate più lussuose la tassa di soggiorno è generalmente più alta rispetto ad altre categorie, ad esempio gli hotel con numero elevato di stelle o le ville di lusso quasi sempre sono soggetti ad una tariffa più elevata degli agriturismi, o dei B&B o delle semplici locazioni turistiche) e in alcuni casi al periodo in cui si vuole soggiornare. All'interno di ogni regolamento comunale in cui sono definite le tariffe sono previste anche una serie di esenzioni per agevolare alcune categorie di visitatori, le più diffuse sono: bambini/ragazzi, disabili, accompagnatori di disabili, autisti, volontari durante eventi calamitosi, forze dell'ordine in servizio, ecc.

Infine si ricorda che non è il gestore della struttura ricettiva a dover pagare tale imposta, ma i suoi clienti. Il ruolo del gestore è quello di applicare l'imposta ai turisti, incassarla e riversarla nelle casse comunali.

Conto di gestione dell'agente contabile (Modello 21)

Con la sentenza 22/2016 , la Corte dei Conti ha finalmente uniformato le interpretazioni sulla posizione degli operatori turistici, che sono stati ufficialmente qualificati come agenti contabili e che quindi sono soggetti a due importanti ripercussioni:

  • La prima è di tipo burocratico, cioè diventa obbligatoria la presentazione, entro il 30 gennaio dell'anno successivo a quello di riferimento, del conto di gestione dell'agente contabile, detto più comunemente Modello 21.
    Clicca qui per maggiori informazioni e problematiche legate al Mod. 21.

  • La seconda ripercussione, con conseguenze ben più rilevanti della prima, è quella dovuta alle differenti sanzioni e condanne cui incorrono gli agenti contabili rispetto ai sostituti d'imposta per quanto riguarda il lavoro di riscossione. L'agente contabile, infatti, nel momento in cui maneggia denaro pubblico, è soggetto alle leggi legate al peculato, quindi di natura penale.

    • Dichiarazione annuale dell'imposta di soggiorno al 30 giugno

      Si tratta di una dichiarazione annuale ed obbligatoria sull'imposta di soggiorno introdotta a seguito del Decreto-Legge 19 maggio 2020, n. 34, noto anche come Decreto Rilancio. Questa dichiarazione raccoglie diversi dati relativi all'anno precedente, come i pernottamenti e l'imposta di soggiorno versata, ed ha lo scopo di comunicare all'Agenzia delle Entrate varie informazioni sull'imposta di soggiorno.

      Questa dichiarazione annuale riguarda esclusivamente i gestori delle strutture ricettive e delle locazioni turistiche che sono obbligati a presentare questa dichiarazione entro il 30 giugno dell'anno successivo, utilizzando le procedure previste dall'Agenzia delle Entrate. In particolare ci sono due modalità:

      • Attraverso un professionista designato, come un CAF, un commercialista o un'associazione di categoria, ad esempio. In questo caso è necessario fornire all'intermediario specializzato i dettagli delle proprie attività e i riepiloghi trimestrali dell'imposta di soggiorno dell'anno di competenza della dichiarazione.
      • Inviando direttamente la dichiarazione nel sito web dell'Agenzia delle Entrate. Per farlo, è necessario effettuare l'accesso al sito dell'Agenzia delle Entrate e, una volta autenticati, il servizio può essere trovato nella sezione "servizi" sotto la categoria "dichiarazioni".


        •   ATTENZIONE!

          È importante sottolineare che questa dichiarazione non sostituisce il modello 21 né le dichiarazioni che i gestori devono presentare al proprio comune, indipendentemente dalla loro frequenza (mensile, trimestrale, eccetera). Si tratta, invece, di un nuovo adempimento obbligatorio per legge richiesto direttamente dall'Agenzia delle Entrate.



          FAKE NEWS DEL "MODELLO 22"

          Durante i mesi intercorsi tra il Decreto Rilancio del 2020 e i relativi Decreti attuativi che hanno stabilito con precisione come la dichiarazione annuale del 30 giugno debba essere presentata, si è verificato un periodo in cui in alcuni articoli di giornale si è iniziato a fare riferimento a questa dichiarazione come "modello 22", probabilmente per l'aspetto simile al "modello 21", un altro adempimento relativo all'imposta di soggiorno.

          Questo termine, non ufficiale, ha generato una certa confusione poiché sembrava suggerire che il "modello 22" fosse il successore del "modello 21" e che quindi lo avrebbe completamente sostituito. Tuttavia la realtà è diversa: i due adempimenti sono distinti e sono richiesti da due organi statali differenti. Il "modello 21" è richiesto dalla Corte dei Conti, che è un ente regionale, mentre la dichiarazione annuale (a volte erroneamente denominata "modello 22") è richiesta dall'Agenzia delle Entrate, un organo statale.

          Curiosità: perché imposta e non tassa


          Come abbiamo detto in precedenza "l'imposta di soggiorno" viene anche più comunemente chiamata "tassa di soggiorno". Quest'ultima definizione è entrata a far parte del linguaggio di tutti i giorni, anche se in realtà il fatto di scambiare i due termini è improprio.

          Tutti i cittadini sono soggetti al pagamento sia delle tasse sia delle imposte, di seguito spiegheremo la differenza sostanziale tra questi due diversi tributi.

          • Le tasse vengono pagate dai cittadini privati allo Stato (o agli enti pubblici minori) in cambio di un determinato servizio, si provi a pensare alle concessioni governative, le tasse per l'occupazione del suolo pubblico o le tasse scolastiche.
          • Le imposte sono un prelievo coattivo di ricchezza nei confronti di tutti i contribuenti. Il pagamento delle imposte non corrisponde a nessun particolare servizio concesso, erogato, prestato dallo Stato o dagli enti pubblici. L'imposta è prelevata al cittadino in maniera corrispondente alla sua capacità contributiva, come per esempio l'Irpef, e serve in generale ai servizi volti alla collettività.

          Chiaro è che l'imposta di soggiorno non è da considerarsi "tassa" ma "imposta", in quanto è pagata dal turista al comune in cui si trova la struttura ricettiva in cui lui stesso ha deciso di soggiornare in base alle proprie preferenze ed esigenze e i cui proventi sono destinati al miglioramento del settore turistico locale, e non in cambio a determinati servizi particolari.

          Pregi e difetti dell'imposta di soggiorno

          Il tema dell'imposta di soggiorno è spesso controverso, soprattutto quando i gestori delle strutture ricettive apprendono quasi di sorpresa che il comune dove è situata la loro struttura ha regolamentato e applicato questa tipologia di imposta. Nel corso degli anni, però, si è notato come un aperto e corretto dialogo tra le varie associazioni di categoria e le amministrazioni abbia sempre portato a situazioni dove la disponibilità al cambiamento e al farsi carico di oneri e responsabilità erano di fatto maggiori rispetto ai comuni in cui l'imposta di soggiorno veniva, per l'appunto, imposta, senza interpellare gli operatori del settore, senza spiegazioni e chiarimenti.

          In Italia, il turismo è e deve essere inteso come un vero e proprio settore industriale, l'imposta di soggiorno, vista quindi su larga scala, è una risorsa che favorisce la crescita economica dell'intero Paese.

          Quest'imposta, come già ribadito in precedenza, viene pagata dal turista, non dalla cittadinanza, e nemmeno dal gestore che ha solo l'onere di riversarla nelle casse dell'ente pubblico. L'amministrazione è ben consapevole di avere nuovi e cospicui fondi a disposizione derivanti dall'imposta di soggiorno, ed è consapevole che se li gestirà e investirà in modo proficuo, sviluppando politiche di valorizzazione del territorio, implementando l'offerta di servizi, migliorando il comparto turistico locale nel suo insieme, porterà ad un aumento del flusso di turisti, di conseguenza ad un aumento delle entrate derivanti da questa imposta e quindi altri fondi da investire.

          Imposta di soggiorno in giro per il mondo

          L'imposta di soggiorno non è un tributo tutto italiano ma è applicata, con alcune varianti, dalla maggior parte dei Paesi industrializzati, come ad esempio Giappone, USA, Francia, Germania, Belgio, Olanda, Spagna ecc.

          Il caso del Giappone - la tassa Sayonara

          Chi viaggia spesso per lavoro o piacere è di certo abituato a pagare l'imposta di soggiorno. Ma paese che vai, imposta che trovi. In Giappone, o in paesi come il Brasile e l'Australia, il turista viene tassato al momento della partenza, ed è per questo che questa imposta nel territorio nipponico si è aggiudicata un soprannome molto simpatico: la tassa Sayonara. Dal 7 gennaio 2019, infatti, tutti i turisti (o meglio, tutti viaggiatori, perché sono costretti a pagarla anche i cittadini Giapponesi che lasciano il paese per una vacanza, lavoro, ecc.) che partono dal Giappone in aereo o in nave pagano 1.000 YEN, l'equivalente di circa 7,5 €. L'importo è aggiunto direttamente al costo del biglietto aereo o della nave. Anche in questo caso troviamo delle esenzioni: i bambini al di sotto dei due anni di età, i viaggiatori che effettuano il viaggio di andata e ritorno entro le 24 ore o che semplicemente atterrano e decollano per questioni di scali aerei.

          Come succede in Italia, anche in Giappone i proventi di questa imposta devono essere utilizzati per progetti che hanno come scopo finale il miglioramento del comparto turistico locale e nazionale. Il governo nipponico si è proposto alcuni punti fondamentali che porteranno sicuramente a un aumento del flusso turistico nel futuro prossimo: il potenziamento delle infrastrutture, la promozione e lo sviluppo di nuove mete di destinazione al di fuori di quelle classiche, interventi per il miglioramento della linea wireless di tutto il paese, come per esempio l'estensione del servizio gratuito in tutti i mezzi di trasporto.

          La Taxe de séjour in Francia

          La Francia è la nazione al mondo che da maggior tempo applica l’imposta di soggiorno, la legge infatti risale al 24 settembre 1919.

          La Taxe de séjour è applicata per ogni notte e varia a seconda della tipologia di struttura ricettiva; dal gennaio 2011 è stata introdotta una ulteriore imposta detta "Taxe départementale additionnelle de séjour", che incide per il 10% della Taxe de séjour.

          L'imposta di soggiorno in Germania

          La tassa parte nel 2013 con criteri che variano notevolmente da città a città. La Germania è la nazione dove l’imposta di soggiorno assume la maggiore complessità per tipologia di tariffe e criteri con cui i legislatori delle singole città hanno normato questo tributo.



          L'imposta di soggiorno intesa come tassa di risarcimento

          Se da un lato il turismo è senza dubbio fonte di ricchezza e di benessere economico, dall'altro lato un numero troppo elevato di turisti ha sicuramente un impatto negativo sul territorio, sia da un punto di vista ambientale, sia per quanto riguarda la vivibilità dei cittadini residenti. Si pensi ad esempio alla congestione nelle grandi città turistiche, o al sovrasfruttamento di alcune aree naturali, o più genericamente all'aumento dell'inquinamento.
          Per questi motivi sta prendendo sempre più piede il concetto di turismo sostenibile. Con la parola "sostenibile" si intende infatti un tipo di turismo più attento all'equilibrio e alla tutela del luogo.

          In questo contesto la tassa di soggiorno si può intendere quindi come una sorta di risarcimento per i residenti, in cui il denaro acquisito dalla tassazione serve per l'appunto a salvaguardare il territorio grazie agli investimenti in ambiente e cultura.

          La gestione dell'imposta di soggiorno tramite software online

          L'imposta di soggiorno è un tributo che va gestito sia da parte dell'Ente che ha deciso di istituirla, sia da parte dei gestori delle strutture ricettive presenti nel territorio comunale. La metodologia di gestione più efficiente è, senza ombra di dubbio, quella legata all'utilizzo di un software che aiuti e automatizzi gli oneri e gli adempinenti da svolgere. La maggior parte dei Comuni che applicano quest'imposta ha infatti deciso di avvalersi per il controllo e il monitoraggio delle dichiarazioni e dei pagamenti di un sistema telematico.

          Di seguito elencheremo le più importanti caratteristiche di StayTour (di proprietà della società specializzata in imposta di soggiorno Hyksos srl), il software di gestione dell'imposta più utilizzato in Italia.
          Clicca qui per conoscere alcuni dei Comuni italiani che si servono del software StayTour.

          Il programma è strutturato per essere intuitivo e di facile utilizzo. Le strutture ricettive, in base al regolamento del comune, hanno delle scadenze da rispettare per la compilazione della dichiarazione: attraverso l'utilizzo del programma si può compilare e trasmettere la dichiarazione stessa in maniera telematica, agevolando così la parte burocratica e gli addetti degli uffici comunali che in questo modo hanno pieno controllo dello stato di tutte le dichiarazioni delle strutture. Importando in maniera automatica tutti i dati relativi alle dichiarazioni, diventa immediato, quindi, avere il quadro generale dell'andamento di questa imposta, sia dal punto di vista burocratico, sia da quello economico grazie anche ai report di statistica e di rendicontazione.

          Il programma Staytour, inoltre, è di notevole supporto alle strutture ricettive: è, infatti, dotato di funzioni gestionali e sistemi di calcolo, molto utili per strutture di piccole e medie dimensioni non dotate di un gestionale proprio per la gestione delle prenotazioni (check-in e check-out, registrazioni ospiti). Il software può anche agevolare le strutture anche dal punto di vista degli adempimenti per la trasmissione dei dati sia alla questura che alla regione, creando automaticamente i file da inviare.


          StayTour, programma online imposta soggiorno

          StayTour è il software più usato dai comuni italiani per la gestione dell'imposta di soggiorno, clicca qui per vedere tutte le informazioni